A proposito di Buone Pratiche nel campo dell’enogastronomia e della ruralità, il “Rosso di Lazzaria” è il nome del vino prodotto nei vigneti della tenuta agricola situata all’interno della struttura penitenziaria Casa Circondariale di Velletri. Il progetto viene portato avanti dalla Piccola Società Cooperativa Lazzaria, i cui soci lavoratori sono detenuti o ex detenuti.
Un modello di azienda agricola, parte integrante del carcere ma molto rigorosa nella gestione delle tecniche di produzione, di sicuro successo.
LA PRESENTAZIONE DEL ROSSO DI LAZZARIA
Il 12 dicembre, nella cantina interna del penitenziario, il vino è stato presentato dalla dott.ssa Donata Iannantuono, direttrice della struttura alla presenza del vescovo di Velletri, monsignor Vincenzo Apicella, di numerosi rappresentanti del territorio e delle imprese di settore. L’occasione è stata propizia anche per l’enologo Sergio De Angelis che ha seguito l’intera produzione, per presentare il libro “La mia verità sul vino“, raccolta di articoli pubblicati sulla rivista Vivavoce sul tema dell’enogastronomia.
BUONE PRATICHE E AMBIZIONI FUTURE
“Abbiamo rimesso in piedi la piccola filiera agricola all’interno della struttura. L’agronomo Marco De Biase, diversi agenti della polizia penitenziaria e numerosi detenuti hanno offerto il proprio impegno per la buona riuscita della produzione. Alla fine abbiamo avuto un prodotto di eccellenza che unito alla produzione dell’olio d’oliva e del pane di Lariano, prodotto nel penitenziario di Rebibbia, abbiamo un numero considerevole di prodotti tipici da proporre sul mercato” così commenta la direttrice del penitenziario Donata Iannantuono.
“Nonostante le produzioni di quest’anno siano state abbastanza modeste, la qualità sembra essere ottimale. A breve sarà poi operante un piccolo impianto per la produzione di marmellate Grazie all’impegno di tutti, negli anni successivi riusciremo ad arricchire le produzioni e coinvolgere quante più persone possibili” Marco de Biase, agronomo della struttura.
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